Ci sono due tavoli.
Il primo si vede subito: è fatto di angoli retti e composti. È un avere le idee chiare e pulite, un fare linee pulite. Un allineamento di pensieri e modi per generare uno spazio dentro al quale gli oggetti si muovono e danzano. Un'interazione fatta di proseguimenti e intersezioni. Una costruzione, precisa e dinamica. Una bella sensazione di rigore ma di fantasia, di movimento e di stabilità.
Dicevano gli antichi, lo dice Michelangelo, lo ripete Munari, che si arriva alla sintesi con un incessante lavoro di analisi, uno sciogliere di nodi, un metodo.
C'è una quotidiana classicità nel vizio del fumo, nel metodo preciso per farsi una sigaretta e scegliere con che accendino iniziare la giornata.
Ci sono uno schermo, un portatile aperto, un iPad in un angolo e un telefono. Cerca, disegna, ascolta della musica, senti una voce.
Il secondo tavolo invece non...